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Arcipelago di Saint Kilda, Scozia, 1727. Come ogni estate una barca parte dall'isola di Hirta per lasciare sul Warrior Stac, un faraglione abitato solo da brulicanti colonie di uccelli marini, Quilliam e i suoi amici uccellatori. Tornerà a prenderli alla fine della loro battuta di caccia, tre settimane dopo. Ma quando ormai l'autunno serra il faraglione nella sua morsa di vento e tempeste, ancora nessuno è tornato a recuperare Quilliam e gli altri, e giorno dopo giorno gli uccelli volano via insieme alle speranze di rivedere presto casa. Cosa è stato della sua famiglia e dì tutti gli abitanti di Hirta? Solo la fine del mondo può avere ímpedíto loro di liberare gli uccellatori da quella prigione di roccia, freddo, fame e paura. Un'avventura sconvolgente, che affonda le proprie radici nella verità storica e dialoga con capolavori come Il Signore delle Mosche e Robinson Crusoe, lasciandoci a ogni pagina a bocca aperta di fronte alla bellezza e alla durezza della natura. Età di lettura: da 12 anni.
Domenico Boschis è nato nelle Langhe, ma da molti anni ormai la sua vita è a Roma, dove ha raggiunto il successo come attore di fiction TV. Una notizia inaspettata, però, lo costringe a tornare tra le sue colline: il padre, col quale ha da tempo interrotto ogni contatto, è malato e gli resta poco da vivere. All'hospice, infatti, Domenico trova un'ombra pallida dell'uomo autoritario che il padre è stato: il vecchio non riesce quasi più a parlare, ma c'è una cosa che sembra voler dire al figlio con urgenza disperata. «La ragazza, Domenico, la ragazza!» grida, per scoppiare poi in un pianto muto. Dentro quel pianto Domenico riconosce un dolore che viene da lontano. Chi è la ragazza che sembra turbarlo fino all'ossessione? Mentre Domenico riprende confidenza con la terra in cui è cresciuto e cerca di addomesticare i fantasmi che popolano i suoi ricordi d'infanzia, si imbatte in un fatto di cronaca avvenuto cinquant'anni prima a una manciata di chilometri da lì. La protagonista è proprio una ragazza: ha tredici anni quando, una notte di dicembre del 1968, viene "rubata" da casa sua. Di lei non si sa nulla per otto mesi, poi la verità emerge con tutta la sua forza. È possibile che sia il ricordo della tredicenne a perseguitare il padre di Domenico? E se così fosse, significa che il vecchio ha avuto un ruolo nella vicenda della ragazza? Lui l'ha sempre considerato un cattivo padre; deve forse cominciare a pensare che sia stato anche un cattivo uomo? Domenico ha bisogno di trovare una risposta prima che il vecchio chiuda gli occhi per sempre. Nel solco del romanzo-verità tracciato da Carrère con "L'avversario", Alessandro Perissinotto prende le mosse da una storia realmente accaduta, raccontata dai giornali dell'epoca e poi colpevolmente dimenticata, innestandola però su un impianto romanzesco. Così facendo, rompe il silenzio sul primo sequestro di una minorenne nell'Italia repubblicana, in un libro feroce e al tempo stesso necessario per capire da dove viene la violenza sulle donne, per comprendere che, contro quella violenza, sono gli uomini a doversi muovere.
Chi è il misterioso bambino fantasma che tenta di entrare a Villa Decadente alla vigilia della tenebrosa festa di Capodanno Trapassato? Insieme a Mesto, il suo fedele levriero albino, Morfina cerca ogni dettaglio utile a scoprire da dove arrivi il loro nuovo, spettrale amico, in una spassosa indagine che le farà battere il cuore. Età di lettura: da 6 anni.
Quando nel maggio del 1940 l'esercito del Terzo Reich invase i Paesi Bassi, la vita di Selma - spensierata studentessa ebrea diciottenne - cambiò per sempre. All'occupazione nazista, infatti, fece immediatamente seguito la persecuzione crudele e sistematica della popolazione ebraica. Allontanati dai luoghi di lavoro, spogliati di ogni diritto e proprietà, braccati dalla Gestapo, dalla polizia collaborazionista e dai tanti delatori, migliaia di ebrei olandesi furono deportati nei campi di sterminio, pagando, fra tutte le comunità dell'Europa occidentale, forse il prezzo più alto della Shoah. Molti, tuttavia, riuscirono a sfuggire alla cattura scegliendo la clandestinità e combattendo nelle file della resistenza. Selma fu una di loro. Per due anni, sotto il nome di «Marga» rischiò il tutto per tutto. Viaggiò come staffetta attraverso l'Olanda, il Belgio e la Francia per raccogliere informazioni, portare ordini, falsificare documenti di identità e tessere annonarie, dare rifugio ai giovani ricercati dai tedeschi. Contribuì alla fuga di centinaia di ebrei verso l'Europa meridionale e la Palestina. Fino a quando, nell'estate del 1944, venne arrestata e deportata, come prigioniera politica, a Ravensbrück, nel principale lager femminile della Germania nazista. A differenza dei genitori e della sorella che, come successivamente scoprì, morirono nei campi di sterminio, Selma riuscì a sopravvivere fino al giorno della liberazione sotto falsa identità. Soltanto a guerra terminata osò pronunciare per la prima volta dopo anni il suo vero nome. Selma. Ora, a novantanove anni, Selma van de Perre ripercorre una delle pagine meno note della storia della Seconda guerra mondiale, quella cioè che vide moltissimi ebrei partecipare attivamente alla lotta contro il nazismo, smentendo ancora una volta il luogo comune, così caro agli antisemiti e ai negazionisti di ieri e di oggi, delle vittime mansuete che si lasciarono condurre docilmente alle camere a gas. Entrando nella resistenza e scegliendo di sopravvivere a ogni costo, Selma, insieme a tanti altri, aveva sfidato la barbarie con la sola arma di cui disponeva, il coraggio. Per poter pronunciare di nuovo il proprio nome. Per dimostrare che all'orrore è possibile opporsi.
Bellissime, anticonformiste, spregiudicate, le donne di spade di questo romanzo di Cinzia Tani - secondo volume di una trilogia dedicata agli Asburgo - conquistano la scena muovendosi tra le maglie di un secolo, il Cinquecento, che sembra consacrato unicamente alla glorificazione di cavalieri, principi e sovrani. Maddalena, Flora, Agnes, Dorotea: in modo diverso, ciascuna si renderà protagonista della sua vita rivendicando fino alle estreme conseguenze il diritto alla propria libertà, in una vertiginosa oscillazione fra temerarietà e calcolo, orgoglio e ipocrisia, bisogno di amare e sentirsi amate e cieco desiderio di riscatto. Un discorso a parte merita Ana de Mendoza, l'imperscrutabile rampolla di un'influente famiglia spagnola, il cui mistero pare racchiuso nella benda nera che porta sull'occhio. Tanto abile a tirare di scherma quanto a tessere intrighi a corte, la sfuggente Ana ha gettato attorno a sé un potente incantesimo capace di soggiogare lo stesso re. Cinzia Tani ci introduce nelle grandi corti d'Europa del XVI secolo, e lo fa svelandoci i meccanismi del potere politico, proprio mentre la storia si appresta a celebrare il tramonto di Carlo V, l'imperatore del Sacro Romano Impero, e si fa teatro di una cruenta guerra di religione sotto la spinta di Filippo II, determinato a difendere a oltranza il cattolicesimo contro gli eretici e gli infedeli. Intanto i fratelli Acevedo, Gabriel, Manuela e Sofia, le cui vite hanno preso direzioni molto diverse, a distanza di anni dall'omicidio dei genitori sono ancora in attesa di sapere la verità. Raimunda, la governante che ha assistito al delitto, ormai anziana, è finalmente pronta a rivelare tutto ciò che è accaduto quella notte.
Il disagio di fronte alla volgarità e alla massificazione della società moderna, la ricerca di valori più elevati, la forza liberatrice degli impulsi primordiali, il rimettersi in gioco a partire da una nuova consapevolezza. Sono questi alcuni dei temi che si intrecciano nel "Lupo della steppa", uno dei romanzi più "radicali" e più affascinanti di Hesse, pubblicato nel 1927 in un'Europa in cui i regimi totalitari si andavano moltiplicando. Il protagonista, Harry Haller, vive in una condizione di impotente infelicità generata da un insanabile dissidio interiore tra l'"uomo" - tutto quello che ha in sé di spirituale, di sublimato, di culturale - e il "lupo" - tutto ciò che ha di istintivo, di selvatico e di caotico. Haller si è chiuso in un isolamento quasi totale rispetto al mondo meschino e privo di spirito in cui vive, arrivando a un passo dal suicidio. Verrà "rieducato" alla vita comune, quella di tutti, da una donna incolta ma esperta e intelligente, che lo aiuterà a trovare la via per meglio comprendere le "non regole" dell'assurdo gioco della vita. Introduzione di Daniela Idra.
"Gli anni sono passati, ma io ho ancora la passione di quand'ero bambina e il piacere della condivisione di quand'ero ragazza. Da adulta capisco la necessità di chi deve conciliare la quotidianità con la velocità e la qualità di un pasto che accontenti tutta la famiglia. Quindi questa volta ho pensato di proporvi le mie ricette partendo dagli ingredienti che abbiamo in casa tutti, quelli che in frigorifero e in dispensa si trovano sempre". (Benedetta Rossi). Benedetta Rossi ci sorprende ancora una volta e anche in questo libro ha voluto trasmettere la sua cucina e il suo stile di vita con semplicità e divertimento. Benedetta è instancabile nella ricerca di nuovi sapori e abbinamenti, e sa bene che per una cena, un buffet o un anniversario, per un peccato di gola o per la tavola di tutti i giorni chi cucina deve combinare il gusto alla praticità. Lei è impareggiabile nel rendere una ricetta alla portata di tutti e nel dare i suggerimenti giusti per ogni occasione: piatti gustosi, facili e che riescono sempre. In questo libro Benedetta propone le sue ricette partendo dagli ingredienti che tutti abbiamo in casa, quelli che, se apriamo il frigorifero, l'armadietto di cucina o la dispensa, senz'altro non mancano. Ci suggerisce anche presentazioni alternative delle pietanze, e ricette comode e di rapida realizzazione. E stavolta non è sola: il simpatico marito Marco ha deciso di partecipare con alcune delle sue "ricette inutili".
Patrick è un insegnante e un pittore con l'ossessione per la perfezione. In una mattina di giugno entra per l'ultima lezione nella sua aula dell'Accademia di Belle Arti. È pronto a lasciare Roma per ripartire da zero a Venezia, città fatta d'acqua e d'incanto. Torna a casa e prima di partire decide di andare in soffitta per dare un ultimo sguardo al quadro che ritrae la donna che ha molto amato, la donna il cui ricordo porta sempre con sé. Ma, quando scopre la tela, la vede vuota: la donna sembra avere abbandonato il quadro. Sgomento, Patrick copre nuovamente il dipinto. In fretta e furia abbandona la soffitta e Roma, e corre all'aeroporto. Durante il volo, però, batte la testa e all'arrivo si ritrova confuso, non riesce a ricordare bene il motivo per cui è partito. Ma in tasca ha un biglietto con un indirizzo e un nome: "Residenza Punto Feliz". Si recherà là e troverà una nuova e strana famiglia pronta ad accoglierlo. Miguel, il proprietario della pensione, uno spagnolo saggio cui è facile affidarsi; Vince, gondoliere con il cuore spezzato da un amore andato male; e il piccolo Enrique, curioso ed entusiasta come solo i bambini sanno essere. La nuova vita di Patrick scorre tra amnesie e scoperte, finché a una festa incontra Raquel e non ha dubbi: è lei, la donna che è fuggita dal suo quadro. Un libro sul perdersi e il ritrovarsi, sulla memoria e l'accettazione di se stessi, sull'importanza di restare fedeli al precetto più vero e necessario: "mai controcuore".
Un inappagabile anelito verso l'assoluto, espresso nei modi del jazz, tra Gautama Buddha e Charlie Parker. È questo il cuore di "Mexico City blues" (1959), il più ricco, emblematico e importante libro poetico di Kerouac, scritto durante il soggiorno messicano del 1955 in un momento nodale della sua evoluzione personale e letteraria: un poema composto da 242 "chorus" - l'unità di un tema jazz sulla quale i solisti improvvisano - in cui si intrecciano sapienza buddhista, dati personali, memorie familiari, l'esperienza beat (ribellione, droga, viaggi), il fantasma di Neal Cassady, gli indios del Messico e gli indiani di quel Canada del quale la famiglia Kerouac era originaria... Un libro di scabra bellezza e paradossale potenza, pervaso da una caotica, folgorante sete di spiritualità, qui presentato con un ampio glossario che ne mette in luce le fonti di ispirazione e l'aspetto musicale.
Quanto di quel che abbiamo vissuto da bambini ci rimane attaccato alla pelle? Ci si può salvare dal male che abbiamo respirato crescendo? Rosa è nata nel quartiere San Nicola, il più antico e malfamato di Bari, un affollarsi di case bianche solcate da vichi stretti che corrono verso il mare, un posto dove la violenza "ti veniva cucita addosso non appena venivi al mondo". E a insegnarla a lei e ai suoi fratelli è stato il padre, soprannominato da tutti Faccia d'angelo per la finezza dei lineamenti, il portamento elegante e i denti bianchissimi; tanto quanto nera - " 'gniera gniera' come un pozzo profondo" - aveva l'anima. Faccia d'angelo ha riversato sui figli e soprattutto sulla moglie - una donna orgogliosa ma fragilissima, consumata dall'amore e dal desiderio che la tenevano legata a lui - la sua furia cieca, l'altalena dei suoi umori, tutte le sue menzogne e tradimenti. Ma Rosa è convinta di essersi salvata: ha incontrato Marco, ha creduto di riconoscere in lui un profugo come lei, è fuggita a Roma con lui, ha persino storpiato il proprio nome. Oggi, però, mentre il suo matrimonio sta naufragando, riceve la telefonata più difficile, quella davanti alla quale non può più sottrarsi alla memoria. Ed è costretta ad affrontare il viaggio a ritroso, verso la sua terra e la sua adolescenza, alla ricerca delle radici dell'odio per il padre ma anche di quelle del desiderio, scoperto attraverso l'amicizia proibita con una prostituta e l'attrazione segreta per un uomo più grande. E, ancora, alla ricerca del coraggio per liberarsi finalmente da un'eredità oscura e difficilissima da estirpare. Rosa Ventrella ha scritto un romanzo coraggioso, animato dalla volontà di smascherare la violenza che affonda le sue radici, dure e nodose come quelle degli olivi, nella storia di tante famiglie. Ma, con la sua lingua capace di dolcezza e ferocia, ha saputo mettere in scena a ogni pagina l'istinto vitale, la capacità di perdonare e rinascere.
Nate come testi per un ciclo di conferenze da tenere ad Harvard queste lezioni costituiscono l'ultimo insegnamento di un grande maestro: una severa disciplina della mente, temperata dall'ironia e dalla consapevolezza di non poter giungere ad una conoscenza assoluta. Presentazione di Esther Calvino e postfazione di Giorgio Manganelli.
Numidia, 62 d.C. Una carovana avanza nella steppa, scortata da un drappello di soldati agli ordini del centurione di prima linea Furio Voreno. Sui carri, leoni, ghepardi, scimmie appena catturati e destinati a battersi nelle venationes, i rischiosissimi giochi che precedevano i duelli fra gladiatori nelle arene della Roma imperiale. La preda più preziosa e temuta, però, viaggia sull'ultimo convoglio: è una giovane, splendida donna con la pelle color dell'ebano, fiera e selvatica come un leopardo... e altrettanto letale. Voreno ne rimane all'istante affascinato, ma non è il solo. Appena giunta nell'Urbe, le voci che presto si diffondono sulla sua incredibile forza e sulla sua belluina agilità accendono l'interesse e il desiderio dell'imperatore Nerone, uomo vizioso e corrotto al quale nulla può essere negato. Per sottrarla al suo destino di attrazione del popolo nei combattimenti contro le bestie feroci e toglierla dall'arena, dove prima o poi sarebbe andata incontro alla morte, Voreno ottiene il permesso di portarla con sé come guida nella memorabile impresa che è sul punto di intraprendere: una spedizione ben oltre i limiti del mondo conosciuto, alla ricerca delle sorgenti del Nilo che finora nessuno ha mai trovato. Spedizione voluta dallo stesso imperatore - su suggerimento del suo illustre consigliere, il filosofo Seneca - non solo perché spera di ricavarne grande e imperitura gloria, ma anche perché spera di allargare i confini delle terre conosciute ed estendere così i domini di Roma. E sarà proprio nel corso di questa incredibile avventura, fra monti e vulcani, piante lussureggianti e animali mai visti, che Varea - cioè "solitaria", come rivela di chiamarsi la donna - svelerà il proprio insospettabile segreto.
"Mi chiamo Teresa Ciabatti, ho quattro anni, e sono la figlia, la gioia, l'orgoglio, l'amore del Professore." Il Professore è Lorenzo Ciabatti, primario dell'ospedale di Orbetello. Lo è diventato presto, dopo un tirocinio in America, perché è pieno di talento ma modesto, un benefattore, qualcuno dice un santo. Tutti lo amano, tutti lo temono, e Teresa è la sua figlia adorata: l'unica a cui il Professore consente di indossare l'anello con lo zaffiro da cui non si separa mai. L'anello dell'Università Americana, dice lui. L'anello del potere, bisbigliano alcuni. Teresa dall'infanzia scivola nell'adolescenza, e si rende conto che la benevolenza che il mondo le riserva è un effetto collaterale del servilismo nei confronti del padre. Chi è Lorenzo Ciabatti? Il medico benefattore che ama i poveri o un uomo calcolatore, violento? Un potente che forse ha avuto un ruolo in alcuni degli eventi più bui della storia recente? Ormai adulta, Teresa decide di scoprirlo, e si ritrova immersa nel liquido amniotico dolce e velenoso che la sua infanzia è stata: domande mai fatte, risposte evasive. Tutto, nei racconti famigliari, è riadattato, trasformato... Teresa Ciabatti ricostruisce la storia di una famiglia e, con essa, le vicende di un'intera epoca. Un'autofiction sincera, feroce, che nasce dall'urgenza di fare i conti con un'infanzia felice bruscamente interrotta.